Lo “stile reportage” come viene solitamente definito è sicuramente quello che ormai va per la maggiore per i servizi di matrimonio, ma oltre al servizio non in posa c’è molto di più.
Reportage è una parola forte in fotografia, una parola che racchiude un mondo, per tanti l’unica vera Fotografia con l’iniziale maiuscola.
Questo genere fotografico riporta subito istintivamente ai servizi giornalistici di fotografi inviati in zone del mondo non facilmente raggiungibili, che con le loro immagini spesso ci hanno fatto scoprire realtà spesso sconosciute o che arrivano a noi in modo differente, edulcorato dai governi o per altre motivazioni non sempre comprensibili.
Ma cosa significa reportage?
“Il reportage è un tipo di articolo (o di servizio fotografico) in cui viene privilegiata la testimonianza diretta”
dice Wikipedia. Aggiungerei io che l’autore, il fotografo in questo caso, non dovrebbe interferire con la sua presenza nello svolgimento degli eventi per modificarne o alterarne il corso. Insomma dovrebbe essere testimone dei fatti che racconterà attraverso la fotografia ed il suo stile.
Da qui lo “stile reportagistico” ereditato dai servizi di matrimonio, per discostarsi dai servizi in posa di qualche anno fa in cui le foto di gruppo davanti all’altare e i ritratti posati degli sposi la facevano da padrone.
Questo stile apparentemente semplice e panacea di tutti i mali, negli anni è diventato un vero toccasana per tutte quelle coppie, la maggior parte a dire la verità, che non amano essere messe in posa e stare davanti alla macchina fotografica con il fotografo che gli suggerisce posizioni e atteggiamenti, ma hanno piacere di avere comunque un bel ricordo di quel giorno.
Ma saper raccontare in modo efficace e con uno stile personale e distintivo la storia di due persone attraverso il loro matrimonio è molto più di questo e non è per nulla semplice e banale. E’ un’arte in continua evoluzione, una ricerca personale che si affina quotidianamente, storia dopo storia, utilizzando un linguaggio che in parte è quello fotografico con le sue regole e in parte è frutto della sensibilità e dello stile del fotografo.
Per quanto mi riguarda, pur utilizzando spesso il temine di reportage, vedo ed interpreto il servizio fotografico di matrimonio più come storytelling, il racconto di una storia appunto, o meglio un capitolo di una lunga storia che arriva da più lontano e che è destinata a continuare ancora a lungo, “per tutta la vita” ci si auspica.
E’ una parte del mio lavoro che mi affascina molto, quello che riesce a rendere ogni matrimonio fotografato un evento unico pur nella ripetitività dei gesti e delle situazioni.
Il tutto si traduce per gli sposi in un servizio fotografico che racconta in modo spontaneo lo svolgersi degli eventi attraverso immagini non sempre chiare ed esplicite, a volte attraverso dettagli, utilizzando un linguaggio spesso introspettivo che lascia così più spazio all’interpretazione da parte di chi osserva.
Anche i ritratti di coppia assumono un sapore diverso, più orientato ad esaltare le emozioni e le espressioni caratteriali e personali di ognuno, che non devono essere per forza fatte di abbracci e baci ma possono essere rappresentate anche da sguardi fuggenti, timidi imbarazzi o immagini di grande respiro in cui i protagonisti diventano un dettaglio di uno scenario più ampio che li racconta attraverso un luogo, un panorama o un dettaglio importante.